L’Invalsi organizza le sue prove in ambiti, compiti, contenuti e processi.La prova che considero questa volta affronta il compito di usare le operazioni (addizione in questo caso) per risolvere problemi.
Dalla prova proposta dall’Invalsi si evince che si tratta di un quesito a risposta aperta, che non offre quindi soluzioni tra cui scegliere. E’ anche opportuno notare come si chieda all’alunno di fornire una risposta indipendentemente dal processo di soluzione utilizzato. Ciò dovrebbe farci riflettere sui procedimenti ed algoritmi di risoluzione che chiediamo agli alunni: i docenti spesso tendono a richiedere un percorso prestabilito di risoluzione e questa, intendiamoci, è una metodologia utile per aiutare gli allievi a risolvere problemi in modo chiaro e ragionato. Sarebbe tuttavia sbagliato, a mio avviso, fossilizzarsi solo su uno schema di risoluzione: proponiamo quindi problemi di diversa natura che richiedano diversi percorsi di soluzione, facciamo eseguire problemi anche permettendo che ogni alunno ci dia la risposta sulla base di un suo personale modo di affrontare la situazione proposta.
Per i problemi nella scheda consiglierei quindi di lasciare che ogni alunno proceda come meglio crede: interveniamo solo nel caso che il percorso seguito porti ad una soluzione non corretta.
Per quanto riguarda l’addizione proporrei gradualmente, problemi di tipo diverso che coinvolgano l’unione di quantità omogenee, di quantità non omogenee, la situazione additiva, con tre addendi.La prima prova scritta in grassetto è quella proposta dall’INVALSI
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